sabato 28 settembre 2013

Mini Hydro Pellerina - Opera completata


Un impianto idroelettrico ha come preciso obiettivo la produzione di energia da una fonte rinnovabile senza modificare o danneggiare l’ambiente.


Il progetto MiniHydroPellerina soddisfa al massimo tale obiettivo per i seguenti motivi:

Il salto d’acqua, necessario per produrre energia, è esistente, non è necessario modificare il corso del fiume.

L’opera migliora molto l’ecosistema, in particolare la fauna, in quanto il canale sghiaiatore esistente, con le opportune modifiche, diventerà una scala di risalita dell’ittiofauna consentendo alle specie ittiche che popolano il fiume una continuità che oggi non c’è.
L’opera, interamente interrata, permetterà la fruizione del parco così come era prima della sua costruzione.


Curiosità :

Un’opera realizzata da un’azienda italiana con manufatti e opere elettromeccaniche interamente prodotte in Italia.
La produzione attesa fornirà energia a oltre 550 famiglie.
Il risparmio di petrolio ogni anno calcolato in tep (tonnellate equivalenti di petrolio) è pari a 330 tep. 
Un campo fotovoltaico per produrre la stessa energia occuperebbe una superficie non inferiore a 23.000 mq, pari a quasi 6 campi da calcio.


Traversa Pellerina
La traversa della Pellerina è uno sbarramento del corso d’acqua già esistente realizzato in corrispondenza di un meandro della Dora Riparia, di lunghezza pari a 147 m. E’ caratterizzata da raggio di curvatura variabile: nel tratto in intradosso è praticamente rettilinea, nel tratto in estradosso ha raggio di curvatura di circa 100 m con un dislivello idrico tra monte e valle della traversa pari a circa 2.5 m.
Essa è stata realizzata allo scopo di consentire la derivazione delle acque che alimentano il canale noto come Bealera della Pellerina, utilizzato dal Comune di Torino, prevalentemente per scopi igienici, ma che ora risulta inutilizzata.


Opera di presa
L’opera di presa della centrale idroelettrica sostituisce l’opera di presa del canale sghiaiatore – dissabbiatore della Pellerina. L’opera di presa che si intende realizzare prevede l’allargamento della sezionedi ingresso dell’acqua nel canale (portandola da 5 m a circa 7 m). La presa sarà dotata di paratoie piane di regolazione della portata in ingresso, realizzate con la stessa tecnica e con lo stesso impatto visivo di quelle attualmente presenti.
A monte dell’opera di presa si realizzerà un paratronchi per bloccare il materiale solido di dimensioni rilevanti convogliato dalla corrente in occasione dieventi di piena. L’opera sarà realizzata immorsando in alveo dei setti tubolari metallici intasati con calcestruzzo di diametro pari a 150 mm e luce di 50 cm,in grado di elevarsi sopra il livello idrico della piena duecentenaria. 
Il materiale flottante così trattenuto, verrà richiamato e convogliato a valle grazie all’azione della ventola abbattibile posta sopra la paratoia sghiaiatrice.


Sghiaiatore per la traversa
A destra della traversa, a sinistra delle paratoie dell’opera di presa, si prevede la realizzazione di una paratoia sghiaiatrice, a servizio del canale sghiaiatore,necessaria per la rimozione dei sedimenti che si arrestano a monte dell’opera di presa.
Il fondo alveo in corrispondenza dello sghiaiatore verrà sagomato ed abbassato per permettere al materiale solido di essere convogliato attraverso il canale sghiaiatore ed evitare in tale modo il convogliamento della portata solida all’interno dell’opera di presa e quindi del canale dissabbiatore.


Canale sedimentatore 
L’opera di presa della centrale idroelettrica convoglia la portata in un canale di adduzione e sedimentazione di larghezza pari a 8,5 m e lunghezza complessiva pari a 50 m. I primi 30 m del canale hanno una profondità di 2,2 m, e pendenza del fondo 0.1%, il fondo del canale presenta quindi un graduale abbassamento. Tale tratto, che ha funzione essenzialmente di sedimentatore del materiale solido di piccole dimensioni, ha una profondità di 4,18 m e pendenza pressoché nulla.


Vasca di carico 
La vasca di carico, trattandosi di una centrale ad acqua fluente, ha la funzione di mantenere il carico costante a monte delle macchine. E’ il prolungamento del canale di adduzione e consente l’alimentazione della condotta.Le dimensioni di questo manufatto sono 17,3 m x 16 m x 7,88 m di altezza, e sarà completamente interrato.
Dalla vasca di carico si origina la condotta forzata. Essa ha sezione quadrata immediatamente a valle della vasca per una lunghezza di 4 m, al fine di permettere l’inserimento della paratoia a sgancio rapido a tenuta sui quattro lati, avente funzione di blocco delle portate in ingresso alla condotta.


Canale di scarico 
Il canale di scarico ha origine dalla vasca di carico e ha lo scopo di eliminare la miscela acqua – sedimento raccoltasi nel canale sedimentatore. 
La lunghezza del canale di scarico è di poco inferiore ai 30 m, per una larghezza di circa 1,5 m ed altezza pari a 1,5 m. Tali dimensioni sono dettate dall’ispezionabilità del canale e dalla necessità di permettere lo svuotamento della vasca di carico nei periodi di manutenzione. La pendenza del canale è dell’1%.



Condotta forzata 
La condotta forzata è stata ubicata nel rispetto della tutela del patrimonio verde, seguendo le indicazioni di tracciamento concordate con il Settore Ambientee Verde del Comune di Torino.
La condotta è in acciaio, di diametro pari a 2.500 mm. Lo spessore della condotta è stato calcolato per resistere alle azioni della pressione idraulica, alle sovrappressioni di colpo d’ariete e alle azioni di carico di mezzi pesanti.
La condotta è lunga 255 m. Ha uno sviluppo di circa 226.6 m orizzontale, seguito da una curvatura di raggio pari a 50 m verso sinistra. Tutta la condotta risulterà interrata una volta ultimati i lavori, al fine di ridurre al minimo l’impatto paesaggistico dell’opera realizzata. Tale accorgimento realizzativo, tuttavia, determinerà oneri di scavo non indifferenti.


Locale centrale 
La condotta forzata s’immette orizzontalmente nel locale centrale, edificio che ospita il gruppo alternatore e la turbina. La turbina in progetto, Girante Kaplancon pale fuse in acciaio inossidabile, accuratamente lavorate di macchina e smerigliate a sagoma nel profilo palare e negli attacchi al disco ad asse orizzontaledi potenza pari a 650 kW.
Accoppiato alla turbina è presente un moltiplicatore di giri costituito in cassa d’acciaio elettrosaldata e normalizzata, ingranaggi a denti elicoidali in acciaio bonificato cementati e rettificati, lubrificazione a circolazione forzata con scambiatore in acciaio inox per il raffreddamento olio-acqua.
All’interno del locale centrale vengono inoltre inseriti i quadri e gli impianti elettrici.
Il locale centrale, a lavori ultimati sarà completamente interrato, riportando il parco al suo aspetto originale.


Percorso didattico





Articolo de Minihyfropellerina.it

Apple col green power

L’impegno di Apple per il ricorso all’energia rinnovabile è stato riconosciuto con il prestigioso Green Power Leadership Award dell’EPA, la United States Environment Protection Agency. L’azienda californiana si è aggiudicata il premio per l’innovativoimpianto fotovoltaico costruito per i propri datacenter nella Carolina del Nord, negli Stati Uniti.

Ogni anno l’EPA assegna i suoi Green Power Leadership Awards per sottolineare quali siano le aziende più virtuose in fatto di energia verde e di rispetto dell’ambiente. Fra i quattro candidati all’ambito titolo quest’anno c’è Apple, uno dei marchi più famosi nel mondo dell’informatica, che da qualche tempo ha deciso di perseguire logiche produttive che siano di basso impatto ambientale.
Il caso dei datacenter Apple della Carolina del Nord è emblematico e spesso preso come termine di paragone per le altre aziende. In questa sede la Mela conserva i file degli utenti per i servizi iCloud, nonché l’enorme libreria dedicata a iTunes Store e a tutti i servizi correlati. Una server farm di quelle dimensioni ha bisogno di un approvvigionamento d’energia ingente, ma l’alternativa locale, l’operatore Duke Energy, rendeva disponibile elettricità solo da fonti combustibili e inquinanti, come carbone e petrolio.
Per ovviare a questo ostacolo, la Mela ha deciso di investire risorse umane ed economiche nella realizzazione di un innovativo parco solare e di una struttura server di ultima generazione, capaci di rendere l’intero datacenter autonomo in termini energetici ed ecologico grazie a un sistema di raffreddamento a inquinamento zero. Così ha commentato l’EPA:



Apple Inc., una delle più grandi aziende informatiche al mondo, è diventato Green Power Partner, a livello dell’intera organizzazione, nel 2013, aumentando l’utilizzo di energia verde a partire dal 2012 di oltre 285 milioni di chilowattora (kWh) per un totale annuo di più oltre 537 milioni di kWh.
Apple sta perseguendo una strategia energetica “net zero” per i suoi centri dati, i suoi uffici e i negozi retail in tutto il mondo e attualmente ha raggiunto l’85 per cento di energia verde per tutto il suo consumo degli Stati Uniti. Una componente importante della strategia è la creazione di nuovi progetti e impianti, gestiti da Apple, di energia rinnovabile situati nei pressi di centri di domanda di energia della società.
Anche Greenpeace esprime soddisfazione per i risultati raggiunti, nonostante in passato l’organizzazione ambientalista si sia spesso opposta alle strategie di Cupertino. Proprio le proteste di Greenpeace hanno spinto l’azienda nella direzione della consapevolezza verde, con un abbattimento di prodotti inquinanti sia a livello di prodotto che in fase di fabbricazione.
La scelta dell’energia pulita è particolarmente importante nella Carolina del Nord, dove Apple avrebbe dovuto altrimenti acquistare energia non rinnovabile da Duke Energy, un’azienda che ottiene elettricità da carbone, gas e centrali nucleari e senza piani a breve termine per la riconversione all’energia pulita. Realizzando da sé l’installazione di pannelli solari, Apple può contribuire alla sostituzione dell’energia sporca fornita da Duke e all’incremento di un’economia basata sull’energia pulita in tutta la Carolina del Nord.
Dopo che Apple ha iniziato a investire nell’energia rinnovabile in Carolina del Nord, il suo esempio (oltre alla pressione di altri leader dell’energia pulita nello stato, come Google e Facebook) ha contribuito all’annuncio da parte di Duke Energy di un nuovo programma volto alla vendita di energia rinnovabile ai grandi clienti. Stiamo ancora aspettando l’evoluzione di questo programma, e probabilmente non sarà perfetto. Il fatto che Duke si stia in qualche modo muovendo verso fonti energetiche più pulite in Carolina è senz’altro un buon inizio ed è merito della leadership di Apple.



Articolo de greenstyle.it

Bmw C Evolution

BMW sta per lanciare sul mercato dei veicoli elettrici il suo ultimo modello, BMW C Evolution. Con qualche anno di ritardo rispetto alle auto ecologiche, anche il settore degli scooter elettrici inizia dunque a viaggiare con una marcia in più. 
Tra i brand leader nel settore spicca proprio BMW, che negli anni scorsi ha prodotto i modelli C 600 Sport e C 650 GT. BMW  C Evolution si presenta al pubblico come la combinazione evoluta dei due modelli precedenti. Annunciato nell’estate del 2012, il mezzo è quasi pronto per entrare in commercio. 


Nel mese di agosto lo scooter è stato sottoposto agli ultimi test fornendo ottime prestazioni. La batteria è in grado di garantire un’autonomia di 100 chilometri grazie a una potenza nominale di 11 KW, il corrispondente di 15 cavalli, e a una potenza massima di 35 KW, pari a 47 cv. La velocità massima della BMW C Evolution è quasi in linea con le prestazioni delle auto elettriche, ovvero 120 km/h, con limitazione elettronica. Il mezzo è in grado di competere con i maxi scooter di cilindrata pari o superiore a 600 cc. Ottime le prestazioni anche dal punto di vista della ricarica. Collegabile alla normale presa elettrica domestica, lo C Evolutionsi ricarica al 100% in sole 4 ore, ma è in grado di ricaricarsi anche grazie a un dispositivo di recupero energia in frenata, simile a quello in dotazione alle automobili. Questa per la categoria è un’assoluta novità. Altra similitudine con le auto elettriche è la possibilità di scegliere tra ben 4 modalità di guida:
La modalità “Strada” che permette l’accelerazione massima e il recupero dell’energia in frenata fino al 50%;
La modalità “Eco Pro” che consente di risparmiare energia in accelerazione, riducendo anche la quantità di energia recuperata;
La modalità “Navigazione” che non permette il recupero energetico ma garantisce un consumo costante della batteria senza effetti in frenata;
La modalità “Dinamica” che combina la piena potenza in accelerazione con alte possibilità di recupero di energia.

Per permettere un ulteriore risparmio sulla batteria, sia le luci che il display sono a LED. Il display tiene sempre aggiornato l’utente non solo sulla velocità, ma anche sullo stato della ricarica, sull’autonomia, fornendo tutte le informazioni utili all’ottimizzazione della guida in chiave ecologica.


Articolo de greenstyle.it

martedì 24 settembre 2013

Paperstone life

Superficie di architettura “verde” Paperstone Certified è un materiale composito costituito da fibre ottenute al 100% da carta per ufficio standard riciclata post-consumo e resine non derivanti dal petrolio, a base di acqua e olii ottenuti dai gusci degli anacardi. I composti di carta e resine naturali sono da tempo noti per avere un’elevata resistenza alla trazione, alla compressione, all’ impatto e alla flessione, sono molto resistenti all’abrasione, agli acidi, non assorbono acqua ed hanno un’ elevata resistenza al fuoco.
Paperstone può contare oltre che su elevate specifiche meccaniche e fisiche anche su caratteristiche estetiche importanti quali un aspetto gradevole simile a quello della pietra e il calore al tatto.  Si lavora con i comuni macchinari ed utensili da falegnameria.
Materiale riciclato post-consumo: 80% fibre di cellulosa – 20% resina naturale

Strutturalmente rigido è adatto in applicazioni sia verticali che orizzontali. Piani per tavoli – Piani cucina – Banconi – Mobili da esterno – Pareti divisorie – Rivestimenti per pareti e pavimentazioni - Elegante soluzione al problema della penetrazione di umidità dai muri esterni, Rainscreen.


Paperstone può essere lavorato con gli stessi strumenti e tecniche utilizzate per i legni duri pregiati e superfici solide. Possono essere usate viti standard per il legno (ma è necessario pre-forare la superficie) o fastnere inserti filettati. E’ possibile impermeabilizzare le giunzioni visibili tra pannelli diversi con uno sigillante comunemente usato per calafataggio.
Le superfici possono essere unite anche attraverso un collante simile al CA-5 della 3M.
In generale non è necessario verniciare o impermeabilizzare i pannelli. In ogni caso, un trattamento finale può essere raccomandato, con un prodotto eco-sostenibile e rispettoso, a base oleosa naturale sicuro anche per gli alimenti.
Il materiale è resistente alle macchie e può essere pulito facilmente con un normale detergente per la casa.

La linea di prodotti è certificata dal programma SmartWood di Rainforest Alliance a Forest Stewardship e il materiale è conforme ai requisiti L.E.E.D (Leadership in Energy and Environmental Design) per la progettazione e la realizzazione di costruzioni ad elevate performances ambientali.

La resina non contiene fenoli derivati dal petrolio e non emette formaldeide.
La produzione di un pannello PaperStone (3660x1530x25 mm), rispetto a quella di un normale composito (realizzato in fibra vergine e con una normale resina) comporta un risparmio di circa:
- 5.610 litri di acqua
- 2,03 milioni di BTU di energia
- 59,42 kg di rifiuti solidi
- 115,21 kg di gas a effetto serra
- 25 kg di materiali fenolici a base di petrolio
- 10 kg di metanolo
 Risparmi non indifferenti! 





Articolo de radiovalvola.wordpress.com

Formula E

Tra un anno esatto la "rivoluzione elettrica" farà il suo debutto anche nelle competizioni automobilistiche. La FIA (Fèdèration Internationale de l'Automobile) che è il massimo organo di gestione degli sport su quattro ruote ha infatti presentato in tutti i suoi dettagli la prossima stagione della Formula E che debutterà appunto nel settembre 2014.
Già quest'anno, però, ci saranno gare dimostrative ma il Campionato vero e proprio - che prevede la partecipazione di 10 team e 20 piloti - scatterà tra 12 mesi sui circuiti cittadini ricavati a Berlino, Bangkok, Pechino, Buenos Aires, Londra, Los Angeles, Miami, Putrajaya (Malesia), Rio de Janeiro e Roma. I percorsi avranno una lunghezza compresa tra 2,2 e 3 chilometri ed offriranno i dovuti livelli di sicurezza anche se le caratteristiche dei tracciati privilegeranno le accelerazioni piuttosto che le velocità di punta, proprio in funzione delle caratteristiche delle monoposto 100% elettriche. Le monoposto di Formula E sono delle monotipo: denominate Spark-Renault SRT_01E utilizzano una monoscocca in fibra di carbonio ed alluminio prodotta dall'italiana Dallara. La parte propulsiva (motore elettrico, trasmissione ed elettronica) sono invece fornite dalla McLaren Electronics Systems, mentre le batterie, con potenza di 200 kW, e sistemi di gestione sono della Williams Advanced Engineering. A livello di integrazione dei sistemi, sviluppo delle monoposto e ottimizzazione della prestazioni e della sicurezza la responsabilità è stata assegnata dalla FIA ad un altro 'attore' della Formula Uno, la Renault. Sulle monoposto elettriche non ci sarà invece il marchio Pirelli (riconfermato per la Formula Uno) sostituito da quello della Michelin, che fornirà pneumatici da 18 pollici di diametro sviluppati per soddisfare le richieste di grip sull'asciutto e sul bagnato.


Articolo de ecoreport.tv

Il fotovoltaico adesso diventa tri-ibrido

C'è un modo per produrre celle fotovoltaiche con alta efficienza e a bassi costi? Adesso sì: basta mischiare il meglio di tre tecnologie diverse e si ottiene il 21% di resa.
Di tecnologie per il fotovoltaico ce ne sono tantissime, ognuna studiata per una specifica esigenza. Ma il sogno di tutti i produttori è quello di riuscire a produrre una cella fotovoltaica ad alta efficienza - quindi che produce molta energia da una piccola superficie - e a basso costo. Impossibile? A quanto pare non più. Silevo, società americana con fabbrica in Cina, ha da poco brevettato la cella fotovoltaica tri-ibrida. Che usa, cioè, tre materiali e tre tecnologie in una volta sola. I risultati sono promettenti.

La cella tri-ibrida è formata da un wafer di tre strati: un normale sottostrato di silicio cristallino, uno strato di film sottile e uno formato da semiconduttori agli ossidi che è quello che abbassa i costi. Le giunzioni tra gli strati e tra le varie celle, poi, è realizzato in rame, invece che in argento, per costare di meno. Tutto ciò, però, permette un'ottima efficienza complessiva, pari al 21%. Un dato che caratterizza al momento le celle di alta gamma presenti sul mercato.

Silevo inoltre, per abbassare ulteriormente i costi, non ha costruito una fabbrica per produrre le sue celle: ha preferito rilevare quella della ormai fallita azienda Solyndra. I macchinari, poi, sono di seconda mano e riadattati al nuovo tipo di cella solare. Al momento Silevo ha una sola fabbrica, dalla quale escono una trentina di MW di pannelli all'anno a un prezzo di circa 98 centesimi di dollaro al Watt. Che è il prezzo pagato per una normale cella fotovoltaica, dalla normale efficienza del 15-17%. La futura fabbrica da 230 MW, invece, permetterà di scendere a costi vicini ai 60 cent al Watt.


Articolo de focus.it

Ikea

L'azienda svedese ha presentato il progetto "People & Planet Positive": più prodotti riciclati, meno rifiuti e un uso massiccio delle energie rinnovabili. La sostenibilità non è un lusso...

"La sostenibilità non è un lusso: dev'essere alla portata di tutti"
Altro passo in avanti di Ikea verso la sostenibilità. Il colosso svede dell'arredamento, dopo aver tappezzato i tetti dei propri store con pannelli fotovoltaici e aver annunciato la vendita di sole lampade al led entro il 2016, ora presenta il programma "People & Planet Positive". Una serie di buoni propositi sull'energia, la produzione e gestione dei rifiuti, i consumi di acqua, la promozione e la vendita di prodotti più eco-sostenibili. Il tutto con un orizzonte temporale non troppo lontano: il 2020.

Energia - Steve Howard, responsabile Sostenibilità di Ikea, presentando il programma ha spiegato che già oggi c'è una piccola centrale fotovoltaica sopra il tetto di ogni store, ma in futuro gli obiettivi sono molto più ambiziosi: coprire il 70% del fabbisogno energetico con le rinnovabili entro il 2015 e arrivare al 100% nel 2020. Per arrivarci non basteranno i tetti, Ikea dovrà comprare sul mercato energia elettrica rinnovabile certificata. Come investimenti l'azienda è oggi a metà del primo obiettivo 2015.

Rifiuti, acqua e prodotti sostenibili - Altro obiettivo Ikea riguarda irifiuti: raggiungere il 90% di riciclo di quelli prodotti all'interno dei negozi. Le prospettive sono buone: Ikea produce gran parte di ciò che vende, quindi ha il pieno controllo sul packaging e, di conseguenza, sui rifiuti generati. Sempre riguardo i prodotti venduti, ma passando al tessile, l'azienda si impegna a vendere solo cotone certificato dalla Better Cotton Initiative. Si tratta di un cotone prodotto con la metà dell’acqua e dei pesticidi necessari a realizzare il cotone normale. Riguardo al legno, infine, Ikea acquisterà 10 milioni di metri cubi di legno certificato per produrre i suoi mobili.

Diamond Supply sbarca con gli occhiali ecologici


Diamond Supply, noto marchio di accessori e moda dedicati agli amanti dello skate, ha annunciato che a breve metterà in vendita occhiali da sole ricavati dalle vecchie tavole. Ma non è la sola a farlo...



"Le tavole da skate sono quasi completamente riciclabili"

Hip-Eco-Hop - Se sei un amante della cultura Hip-Hop e dello skateboard e vuoi fare un favore all'ambiente - o se lo vuoi fare anche se non ami lo skate - puoi acquistare occhiali da sole in materiale riciclato proveniente proprio dalle vecchie tavole degli skater. Questi prodotti, in piena estate, sono un ottimo modo per togliere di mezzo un po' di rifiuti e per proteggere i nostri occhi.

A breve sul mercato - Diamond Supply produce abbigliamento e accessori per gli appassionati di questo spettacolare sport e ha appena annunciato che tra qualche giorno saranno disponibili sul suo store online anche gli occhiali da skateboard riciclati

. Saranno firmati Diamond, molto colorati e leggeri. Per realizzarli su usano i frammenti delle tavole che, di solito, sono fatte in legno d'acero. Quindi facilmente riciclabili.

Déjà vu - Diamond, però a essere onesti, non è affatto l'unica marca che produce questo tipo di occhiali. Girando per gli store online se ne trovano anche altre e ce n'è una - Vuerich B - che dall'anno scorso crea e vende occhiali provenienti dagli skateboard incredibilmente simili a quelli che Diamond sta per vendere.





Articolo de focus.it

domenica 22 settembre 2013

Vernici ecologiche

Che la vernice sia un composto inquinante è cosa nota a tutti, meno noto però è forse il fatto che i composti tossici rilasciati possononuocere anche alla nostra salute e non solo a quella dell'ambiente. E' stimato, infatti che ogni anno in Italia si smaltisce un milione di tonnellate di vernici e prodotti similari. Un appartamento medio, di circa 100 mq ha una superfice di circa 300 mq di parete e calcolando che il consumo di pittura è di circa 0,3 litri al mq per mano e si mette in conto di rimbiancare l'appartamento almeno ogni 5 anni, in mezzo secolo si arrivano a utilizzare durante la vita circa 1000 litri di vernice procapite. Con un impatto ambientale ancora maggiore se si mette in conto che per ogni chilogrammo di vernici, si producono 100 kg di rifiuti speciali!

E' per questo che diventa importante, nel momento in cui si decide di rinfrescare l'appartamento, di scegliere vernici biologiche ed ecologiche capaci di soddisfare le medesime esigenze pittoriche ma prive di emissioni non salutari e che, come abbiamo visto nell'articolo sui modi per depurare naturalmente l'aria della casa, contribuiscono a ridurre l'inquinamento domestico. Si diffondono sempre di più, infatti, le cosidette vernici fotocatalitiche, le stesse utilizzate, ad esempio da Total per costruire la prima stazione di servizio Eco-attiva, che, attraverso il processo noto come fotocatalisi (qualcosa di simile alla fotosintesi clorofilliana) riescono a trasformare sostanze altamente nocive che si formano nell'appartamento - in particolare le famigerate polveri sottili generate da arredamento e dispositivi elettronici - in altri composti non o comunque meno nocivi, riducendo così i gas serra.


In generale, le vernici biologiche sono pitture a basso impatto ambientale, realizzate con ingredienti naturali, sicure per chi le produce, per chi le utilizza e per chi abita in casa. Sono presenti in una vasta gamma di colori e sfumature non affatto inferiore a quella delle "sorellastre" chimiche. 



Vantaggi di acquistare pitture e vernici ecologiche:
- hanno la stessa (o a volte perfino più alta) resa e copertura omogenea in fase di applicazione rispetto ad una vernice chimica;
- sono inodori e, quindi, possono essere perfino applicate anche con finestre chiuse consentendo di soggiornare nell'ambiente trattato poco dopo l'applicazione;
- sono completamente prive di sostanze volatili nocive ed irritanti, cosa che le rende particolarmente adatte per trattare gli interni delle stanze a maggiore frequentazione e le camere dei bambini - soggetti allergici, asmatici o sensibili ad agenti chimici;
- favoriscono la naturale traspirazione del materiale trattato. Questo è un particolare estremamente importante, soprattutto nel caso si decida di tinteggiare le pareti, in quanto si evita l'impermeabilizzazione dei muri che dovrebbero fungere da filtri per lo scambio ed il riequilibrio di umidità tra l'esterno e l'interno della casa, consentendo così una maggiore salubrità degli ambienti in cui si vive;
- alcune di queste sono in grado di attrarre le polveri sottili presenti nella stanza e di "bonificare" l'aria della casa.
Come riconoscere le vernici biologiche
Anche per le vernici si applica l'apposito marchio di qualità ecologica ECOLABEL dell'Unione Europea e in generale si consiglia, prima di acquistare le tinture, di leggere le etichette e scegliere prodotti recanti il simbolo che contraddistingue la certificazione europea per essere certi di investire nella qualità e nella tutela della salute. La vernice ecologica, inoltre, non è affatto difficile da acquistare. Qualsiasi rivenditore di vernici dovrebbe disporle. Se, invece, proprio non siete amanti del fai da te chiedetela espressamente al pittore a cui affiderete i lavori in casa.
Alcuni esempi
Una delle marche più note è la ECOS, da più di vent'anni presente sul mercato e vincitrice tra l'altro di diverse premi (come ad esempio quello di "azienda coscienziosa" nel 1999), degni attestati dell'ottima qualità dei prodotti, tutti certificati dalla British Allergy Foundation. Questa azienda, originaria della Gran Bretagna, ha un'esauriente sito, disponibile anche in italiano, dove è possibile acquistare on-line.
Anche in Italia ci sono, però, delle realtà da sempre orientate al biologico e doverose di menzione. Una di queste è senza dubbio la Solas che offre una selezione di vernici e trattamenti formulati con materie prime naturali. Oltre al fatto che i prodotti Solas sono ovviamente bio-degradabili e bio-compatibili, ciò che più viene apprezzato sono la resa e la lunga durata che è addirittura superiore a quella delle vernici fatte con agenti chimici.


Altro marchio dall'ampia gamma interamente orientata al basso impatto ambientale è la Durga che dell'impiego di materie prime vegetali e rinnovabili fa il cardine della propria politica aziendale. Le vernici Durga sono ottenute utilizzando pigmenti naturali predispersi con l'ausilio di prodotti vegetali e saponificati nei loro laboratori. Sono quindi escluse materie prime petrolio derivate e pigmenti contenenti metalli pesanti, come piombo e cobalto. Un reale approccio ecosostenibile che non fa affatto venire meno tenuta e intensità della colorazione.



Articolo de greenme.it

Gitane Alter Bike


Chiamatela bici revolution. Ormai le due ruote a pedali sono un vero e proprio must del cittadino modello. In nome dell’ecologia, del risparmio e della ricerca di un fisico sano, le biciclette a pedali ed elettriche cominciano a invadere le città e non mancano le novità. Pronta a sbarcare nel ciclouniverso, la Alter Bike è una variante alimentata ad idrogeno della compagnia francese Gitane. Incredibile ma vero, l’Alter Bike compie il sortilegio. Alimenta con una cartuccia d’idrogeno la cella a combustibile. E da questa l’elettricità per il motore elettrico della bici. Niente più ricariche da rete esterna, dunque, e un motore che emette solo H2O, in altre parole vapore acqueo a zero emissioni di CO2.

 Lanciata da Cycleurope con il marchio Gitane, la Alter Bike risponde ai principali requisiti delle biciclette elettriche convenzionali, come la riduzione di peso, per permetterle maggiore flessibilità d’ utilizzo. Il rifornimento d’idrogeno della leggera e divertente bicicletta è l’operazione più semplice. E’ sufficiente, infatti, sostituire una cartuccia di idrogeno grande quanto una bomboletta di gas per accendisigari, e la bici a idrogeno riprende la sua corsa in un batter d’occhio.

Presentata al Congresso dei “Club des Villes et Territoires Cyclables” a Nizza, l’Alter Bike nasce dalla collaborazione tra le tre aziende francesi Cycleurope, Pragma Industries e Ventec. Delle tre, una è specializzata nella costruzione di biciclette, l’altra nella lavorazione e gestione dell’idrogeno e l’ultima nella gestione delle batterie. Secondo la Pragma Industries “la presenza di carbonio nella cella a combustibile idrogeno è 20 volte inferiore a quella di una batteria al litio e può essere completamente riciclata. L’Alter Bike debutterà a breve nei servizi di bike-sharing in Francia, ma dovrebbe essere disponibile per il pubblico alla fine del 2016”

Sprechi alimentari


Ogni anno il costo economico dello spreco alimentare durante il percorso dal campo alla cucina è stato calcolato in 750 miliardi di dollari (565 miliardi di euro). In concreto il volume globale del cibo commestibile buttato via è pari a 1,3 miliardi di tonnellate. Uno scempio che non guarda in faccia neanche la crisi globale e i 900 milioni di affamati. E' quanto emerge dal "Rapporto sulle conseguenze ambientali dello spreco di prodotti alimentari" presentato dalla Fao.
 
Ma i costi che preoccupano di più sono quelli ambientali. Per produrre cibo, che poi finisce nella spazzatura, vengono emesse 3,3 miliardi di tonnellate di CO2, più del doppio di quelle causate dai trasporti su strada degli Stati Uniti e appena dopo le emissioni di gas serra prodotte da Usa e Cina. L'impatto sull'ambiente purtroppo non si limita ai gas serra, ma coinvolge anche la qualità del suolo, le riserve d'acqua e la biodiversità. In particolare, l'agricoltura intensiva, che non consente periodi di riposo per i campi, diminuisce la fertilità dei terreni e induce all'uso di fertilizzanti chimici che, a loro volta, provocano inquinamento e riducono le terre coltivabili.
 
Secondo il report presentato oggi alla Fao dal direttore generale Josè Graziano de Silva, in media ogni anno si utilizzano 1,4 milioni di ettari per produrre alimenti poi andati sprecati, una superficie immensa pari all'intero territorio della Federazione Russa e al 28% del suolo agricolo mondiale. Stesso scempio per l'acqua: se ne spreca una quantità pari a circa 250 chilometri cubi, è come se si prosciugasse il lago di Ginevra o si usasse tutta l'acqua che ogni anno si riversa nel Volga. Significativi anche i danni sulla biodiversità. Il cibo sprecato influisce sulla deforestazione, infatti ogni anno 9,7 milioni di ettari di bosco vengono distrutti per produrre beni alimentari parte dei quali finiscono nei cassonetti. Impressionante poi l'ecatombe di pesci ributtati in mare dopo essere stati pescati con la pesca a strascico: si parla del 70% del pescato. Ma lo spreco diventa follia se si considera il futuro dell'umanità.
 
Secondo le stime Fao, il mondo si troverà a dover aumentare la produzione alimentare del 60% entro il 2050 a causa del continuo e altrettanto sconsiderato aumento della sua popolazione e della sua domanda di cibo. Con un'ottimizzazione di produzione e consumi questa percentuale potrebbe diminuire significativamente. Per ridurre questo spreco la Fao invita l'industria alimentare a permettere ai consumatori di acquistare solo la quantità desiderata, regalare gli alimenti commestibili invendibili magari perchè scaduti, introdurre per gli articoli imperfetti la definizione di alimento 'accettabile' e venderla a minor prezzo.