mercoledì 2 ottobre 2013

Mangia CO2

Dalla Spagna, e più precisamente dalla Universitat Politecnica de Catalunya, arriva un nuovo cemento bio in grado di assorbire CO2 grazie allo sviluppo di organismi come muschi, licheni e microalghe. Pensato per le facciate di palazzi ed edifici mediterranei, il nuovo cemento bio è anche in grado di migliorarne l’isolamento termico. 
La bioedilizia avanza: un composto a base di calcestruzzo e fosfato di magnesio che favorisce la proliferazioni di microorganismi come muschi, licheni, microalghe e minuscoli funghi è stato messo a punto dagli scienziati dell’Universitat Politecnica de Catalunya. Lo studio è di recente balzato agli onori della cronaca grazie alla pubblicazione su Science Daily. Il nuovo cemento bio oltre ad aumentare l’isolamento termico degli edifici permette l’assorbimento di una certa quantità di CO2, a vantaggio ovviamente dell’ambiente. Ma non finisce qui: per sua “natura” il cemento bio da poco messo a punto in Spagna ha anche interessanti ricadute sul piano estetico: a seconda delle stagioni, infatti, dato l’insorgere degli organismi, le facciate non solo possono divenire assai affascinanti, ma sono anche soggette a cambi di colore (sulla base degli organismi presenti sulla superficie in un determinato periodo dell’anno).
La bioedilizia come è noto sta conoscendo un momento di grande espansione, con interessantissime soluzioni costruttive eco-friendly che spesso incontrano anche il favore di grandi architetti, che sempre più di frequente abbracciano le nuove tecnologie e i nuovi materiali ecosostenibili messi a punto da ricercatori e scienziati. Gli studiosi spagnoli hanno inoltre sottolineato come il conglomerato cementizio con fosfato di magnesio (il nuovo cemento bio, che favorisce la crescita degli organismi in grado di assorbire CO2) è un composto idraulico piuttosto acido che non richiede particolare manutenzione con l’andare del tempo, dato che le capacità rigenerative legate all’ uso dei composti presenti sono già note da tempo (dato che se ne è fatto uso, in passato, anche nell’ odontoiatria).

Non tutti lo sanno, ma da anni esiste un cemento speciale, quello “mangiasmog”. Si tratta di un materiale che, tramite la fotocatalisi, riduce in modo attivo e costante l’inquinamento atmosferico sfruttando, sia con la luce naturale che con quella artificiale, le sue capacità di ridurre i tempi di ossidazione necessari a decomporre le sostanze inquinanti e velocizzando così la loro trasformazione in composti meno pericolosi, quali acqua, nitrati o diossido di carbonio. Un cemento che nasce dai primi esperimenti di ripavimentazione di una via di Segrate percorsa da almeno un migliaio di auto ogni ora, e ha portato alla riduzione del 60% degli ossidi d’azoto presenti. Il cemento mangiasmog si è diffuso sempre più e ha attirato l’attenzione di media internazionli, al punto che se ne sono occupati canali come la Cnn e la Bbc. Oltre che, ovviamente, architetti di tutto il mondo, che lo hanno scelto per le loro costruzioni. Oltre a mangiare lo smog, il cemento basato su Tx Active (questo è infatti il vero nome del “mangiasmog”) ha anche il vantaggio di mantenere le facciate degli edifici più pulite rispetto ad un cemento normale.





Articoli de mondoecoblog.com

Bicycled


Tra le tante idee che germogliano ogni giorno rispetto alla filosofia green e di recupero che hanno per protagonista la bicicletta, vi segnaliamo oggi quella del team di Bicycled, un team di “bikers” che ben conosce la meccanica del mezzo ed ha pensato un modo per recuperare ad arte le automobili rottamate. L’escamotage che si sono inventati (anche se qualcuno prima di loro, con attitudini meno social, ci avrà già sicuramente pensato) è ricavare dalle vecchie auto in disuso le componenti per realizzare artigianalmente delle bici nuove di zecca.
Un bell’ esempio di stili di vita eco-compatibili, che si propone un ritorno alle origini della bicicletta; un oggetto -simbolo di libertà- pressochè unico e irripetibile (dal momento che ogni sua parte è presa da macchine ogni volta diverse), forgiato a mano dalla razza in estinzione -ma neanche troppo per fortuna- dei proprietari di ciclofficine; quei luoghi misteriosi sporchi di grasso, che i bimbi un po’ grandicelli si auspica inizino presto a frequentare, apprendendo qui e là i trucchi di un mestiere che in barba al master più sofisticato e costoso, potrà garantire una dignitosa sopravvivenza in futuro.



Articolo de designerblog.it

Paver e Rove life



Si chiamano Paver e Rove e sono i nuovi tessuti per l’outdoor realizzati da Kvadrat: sono opera di Maharam Design Studio, sono perfettamente abbinabili tra di loro e condivino la stessa gamma cromatica. Il partner newyorchese di Kvadrat, inoltre, ha pensato a dei tessuti che non sono solamente belli da vedere, ma che sono anche amici dell’ambiente.
La svolta green dei principali brand di design passa anche dai rivestimenti che si vogliono utilizzare, per le zone interne e per gli esterni. Ecco che i nuovi tessuti per l’outdoor di Kvadrat, realizzati insieme a Maharam Design Studio, sono a bassissimoimpatto ambientale, tanto da aver ottenuto la certificazione Greenguard e Greenguard for Children and School, grazie alle bassissime emissioni di sostanze chimiche.
Questi tessuti sono stati realizzati completamente in poliolefina antibatterica, utilizzando esclusivamente un processo produttivo eco compatibile. Sono l’ideale per gli spazi aperti di strutture contract, ma anche residenziali.
I nuovi tessuti sono resistenti e impermeabili, hanno ottime capacità isolanti e resistono a muffa, batteri, cloro e sale, oltre ad essere idrorepellenti e antimacchia. Rover propone una striatura orizzontale molto delicata, per un tessuto che in realtà è liscio e proposto nei colori sabbia e rosso lacca, mentre Paver proposte una superficie con fili di ratina di colore intenso, che emergono solo da vicino (disponibile in verde petrolio, azzurro cielo, crema e frumento).


Articolo de designerblog.it

Alliaz Riviera eco

  • Se passi da Nizza non puoi non notarlo, anche perchè di solito sulla sua tangenziale la circolazione inevitabilmente rallenta a causa dei molti caselli e così ti ritrovi a due passi da lui, a portata di foto. E infatti eccolo lì, lo stadio Allianz Riviera, nell’ immagine che ho scattato lo scorso giugno. Come vedete c’è ancora il cantiere perchè la struttura dovrebbe essere terminata proprio in questo periodo (il 5 agosto hanno iniziato a sistemare il manto erboso sul campo) e a fine agosto/primi di settembre è prevista l’inaugurazione. L’ha disegnato lo studio dell’architetto Jean-Michel Wilmotte, ed è stato presentato come esempio di ultima generazione di edificio eco-sostenibile. E’ la più grande struttura tridimensionale in legno al mondo dove, per prima cosa, è stata messa in secondo piano la climatizzazione grazie al design che sfrutta i venti della valle in cui è collocato; il recupero delle acque pluviali poi, permetterà di irrigare il campo e la centrale fotovoltaica collocata sulla struttura, permetterà di produrre energia sufficiente per i consumi dello stadio stesso e non solo (verrà utilizzata anche per i quartieri adiacenti). Infine, la membrana traslucida che lo ricopre permette una diffusione ottimale della luce naturale e i parcheggi non sono la solita colata di bitume, ma sono invece diverse postazioni di dimensioni ridotte, sparse nella zona. E bisognerà pur farsene una ragione, se vogliamo veramente essere “eco”, abituiamoci a non portare la macchina a un passo dalla nostra destinazione e finalmente, a prendere in simpatia le navette. Allianz Riviera, che sarà anche campo da rugby per la Fédération Française, oltre ad ospitare i tornei di tennis e i concerti.



Articolo de designerblog.it

lunedì 30 settembre 2013

Rifiuti svedesi...

Non è strano che la Norvegia rischi il cortocircuito energetico per mancanza di rifiuti da incenerire e paghi per bruciare i propri negli impianti svedesi? E infatti, nonostante la discussione sui giornali italiani, non c'è nessuna emergenza, almeno secondo l'Agenzia per l'Ambiente Norvegese che ha risposto alla nostra intervista

E' vero che i Paesi Scandinavi rischiano di andare incontro ad una crisi energetica a causa della mancanza di rifiuti da bruciare nei propri inceneritori? “No – risponde Pål Spillum – In Norvegia la termovalorizzazione dei rifiuti è una fonte di energia importante soprattutto per il riscaldamento domestico delle città più grandi, e in alcuni casi anche per i processi industriali. Ma esistono molte altre alternative, dall'idroelettrico al gasolio”. Idem per la Svezia. “Da noi l'incenerimento dell'indifferenziato garantisce circa il 20% dell'energia utilizzata per riscaldare gli edifici. Non direi proprio che ci sia preoccupazione nell'aria – risponde Catarina Östlund – l'importazione di rifiuti dall'estero è stata pianificata. E l'Europa abbonda di rifiuti conferiti in discarica...”.

Apparentemente, qualcosa non torna negli scambi di rifiuti scandinavi: la Norvegia importa rifiuti dal resto d'Europa, ma paga per smaltire i propri negli impianti svedesi? “E' una questione di costi – continua la Östlund – alla Norvegia conviene spedire I rifiuti da noi in Svezia perché la tariffe applicate sono più basse”. “Sì. I comuni norvegesi esportano rifiuti – spiega Spillum - ma allo stesso tempo lo Stato importa indifferenziato per produrre energia, seppur in quantità decisamente più ridotte. Può sembrare un controsenso, ma la ragione è abbastanza semplice: i rifiuti sono ormai diventati una merce a tutti gli effetti, e per questo vengono bruciati negli impianti che possono garantire I prezzi più bassi, costi di trasporto inclusi. Nell'Europa del Nord il mercato dei rifiuti funziona come qualunque altro mercato: con l'unica differenza che se tu possiedi i rifiuti devi pagare per mandarli in un impianto di trattamento...”. 

Quindi non c'è stato nessun tracollo improvviso nella produzione di rifiuti norvegese... “No, la produzione di rifiuti è stata in costante aumento nel corso del tempo – continua Spillum - e perfino negli ultimi anni, per quanto attorno al 2008 si sia registrato un leggero calo, dovuto alla crisi finanziaria. In ogni caso, la percentuale di rifiuti che sono stati avviati a riciclo e a recupero energetico – soprattutto a recupero energetico – è cresciuta decisamente di più della produzione”. 



Articolo de  Ecopedia.it curata dalla redazione di Eco dalle Città

Londra: bere le acque reflue

I londinesi berranno acque reflue depurate. È questo il programma strategico a lungo termine per la gestione dell'oro blu nella capitale del Regno Unito della società Thames Water, che, per fornire acqua potabile alla città punta sul riutilizzo delle acque reflue come fonte di approvvigionamento idrico alternativa ai prelievi dalle falde.

Oltre al riciclo delle acque di scarico, Thames Water ha in programma di occuparsi, nel prossimo decennio, della riparazione dei tubi che perdono, dell'installazione di contatori d'acqua e di incoraggiare le persone a diminuire il consumo d'acqua. Ma sarà proprio il riciclaggio delle acque reflue a giocare un ruolo chiave, anche se non tutti sono d'accordo in città: rispondendo a un sondaggio del The Guardian il 37% dei partecipanti si è detto non contento di dover bere acque reflue trattate. Per contro, però, il 63% dei lettori ha mostrato di essere favorevole alla misura.L'obiettivo è quello di affrontare le sfide che la città dovrà fronteggiare nei prossimi 25 anni, come l'aumento della popolazione dagli attuali 9 milioni a 10,4 entro il 2040. Questo significherà inevitabilmente un aumento anche della domanda di acqua potabile, stimato fra i 230 e i 340 milioni di litri al giorno. Come conseguenza aggiuntiva, si prevede pure un aumento delle acque reflue da 14 a 16 milioni di litri nello stesso periodo. La conseguenza è che l'afflusso massiccio metterà più pressione il depuratore, che dovrà lavorare per un volume di gran lunga maggiore di fanghi da trattare e riciclare.
Certo, si tratta di un campione poco significativo, ma è ugualmente sorprendente notare che le persone non hanno preso male l'idea di bere "la pipì altrui", per usare le parole di un utente che così commenta il sondaggio. Anche perché i processi di riciclaggio hanno fatto enormi passi in avanti e i londinesi sembrano averlo notato.



Articolo de greenme.it