sabato 9 maggio 2015

Edyn, per seguire il nostro orto dallo smartphone

Premiato al Ces 2015, permette di misurare umidità, luce, temperatura e condizioni del suolo, monitorando lo stato di salute di piante e ortaggi tramite l’app.


Un kit che aiuta gli agricoltori a coltivare l’orto. Realizzato da Jason Aramburu, fondatore dell’associazione Re-Char nata per aiutare gli agricoltori in Kenya, e premiato dal CES 2015, il kit Edyn si compone di due elementi.

Il primo, Edyn Garden Sensor, permette di monitorare costantemente le condizioni dell'ambiente e del terreno per facilitare la coltivazione dell'orto e intervenire in modo mirato per migliorare lo stato delle coltivazioni. Edyn raccoglie i dati relativi alla quantità di acqua, temperatura e nutrienti del terreno visualizzati tramite l’app. Il dispositivo localizza inoltre la posizione del coltivatore e suggerisce le piante migliori a seconda del clima e delle condizioni del suolo in cui si trova. Il device si può preordinare su kickstarter o direttamente sul sito per 99 dollari e sarà disponibile da maggio.


Il secondo invece, Edyn Water Valve, disponibile per il preordine a 59 dollari e in vendita dalla prossima estate, è uno speciale sensore che consente una gestione personalizzata del sistema di irrigazione. Le piante ricevono acqua soltanto quando ne hanno davvero bisogno. Entrambi i dispositivi si ricaricano a energia solare, dopo essere stati esposti ai raggi del sole per tre ore avranno un’autonomia di almeno due settimane.
Articolo de fastweb

venerdì 8 maggio 2015

Pappagalli dall'indonesia

 

Volatili in bottiglia. E' l'ultima incredibile e crudele trovata di contabbandieri senza scrupoli scoperta dalla polizia indonesiana. 24 esemplari di una ricercata specie di pappagallo,  cacatua dal ciuffo giallo (splendidi animali di cui esiste un commercio illegale molto fiorente), dalle piume bianche e dalla cresta gialla stavano per passare la dogana del porto di Tanjung Perak, a Surabaya, Indonesia (Olycom), compressi in altrettante bottiglie di plastica. La notizia è riportata dal Daily Mail.




Gli uccelli, che sul mercato vengono venduti a poco meno di 900 euro l'uno, erano stati infilati in bottiglie con il fondo tagliato e senza tappo. Una misura minima per consentirne la sopravvivenza. Circa il 40% muore durante viaggi come questi. La polizia li ha liberati e affidati alle cure veterinarie.




Il pappagallo dalla cresta gialla è una specie inserita dal 2007 tra quelle a rischio dall'International Union for the Conservation of Nature and Natural Resources. Si riproduce una sola volta l'anno e depone appena due uova. Gli esemplari di questo uccello sono in diminuzione anche a causa delle deforestazioni: ne rimarrebbero circa 7.000.







Artisolo de ilmessagero.it

mercoledì 6 maggio 2015

Batteria Tesla, invenzione innovativa

La domanda del titolo è lecita e se la stanno ponendo in tanti. Una batteria da tenere in casa che accumula energia solare e la converte in elettrica, per alimentare tutti i nostri gadget, auto elettrica compresa. Si chiama Powerwall, la produce Tesla e l’ha presentata pochi giorni fa in pompa magna Elon Musk, spiegando che la sua creatura “renderà inutili le reti elettriche tradizionali”.
Sarà vero? Forse si, se pensiamo ai luoghi remoti della Terra non ancora raggiunti dall’elettricità. Per le nostre case il discorso è diverso, ma di sicuro Powerwall potrebbe cambiare un po’ le cose. L’ambizione più alta di Tesla e del suo leader è di sganciarci dalle fonti fossili, sfamando il nostro fabbisogno energetico con fonti rinnovabili, nonché fermare l’immissione di gas serra nell’aria: “Sembra folle, ma vogliamo cambiare le infrastrutture energetiche di tutto il mondo”, ha dichiarato Musk.
Prodotta da Tesla Energy, un nuovo ramo dell’azienda californiana, Powerwall Home Battery è un parallelepipedo di 130 x 86 x 18 centimetri e pesante 100 chili. Ha un design sobrio, quasi elegante, con diversi colori disponibili, tanto che la si può appendere al muro di casa senza sfigurare, con l’intervento di un tecnico specializzato (un’ora circa di lavoro).
Contiene una batteria ricaricabile agli ioni di litio che promette di soddisfare le esigenze di un’abitazione tradizionale: collegata ai pannelli fotovoltaici di casa, accumula energia durante il giorno e la conserva, rendendola disponibile in ogni momento, non solo nell’istante in cui viene prodotta. È questo il vero passo avanti proposto da Tesla, la conservazione dell’energia: fino ad ora l’energia solare ottenuta durante le ore diurne veniva immediatamente utilizzata oppure venduta alla compagnia elettrica, per poi essere ricomprata nel momento in cui serviva, con gran dispendio economico e inutili emissioni nocive.
Quanto alle specifiche, Powerwall ha capacità di 7kWh per ciclo giornaliero, ma ne esiste un’altra da 10kWh. La potenza prevede 2kW di lavoro continuo, con picchi da 3,3kW, mentre il voltaggio va da 350 a 450 volt. La prima costa 3.000 dollari, la seconda 3.500. La garanzia è di 10 anni. Tesla prevede la possibilità di installare fino a 9 batterie in una casa che abbia richiesta energetica elevata, per raggiungere un massimo di 63kWh nel caso delle Powerwall da 7kWh, e di 90kWh per quelle da 10kWh. Potrebbe essere il caso di chi deve alimentare un’auto elettrica, oltre ai soliti elettrodomestici di casa esosi, tipo un piano a induzione o un sistema di riscaldamento che faccia a meno del gas.
(Foto:Tesla)
L’accoglienza che sta ricevendo Elon Musk dopo l’annuncio è a dir poso entusiasta. TechCrunch ad esempio ‘vede’ un mondo in cui le case vengono alimentate solo dall’energia solare. Ma in realtà questo potrebbe essere uno scenario del futuro prossimo, non del presente immediato. Anche con una o più Powerwall in casa, per ora continueremmo a consumare energia elettrica non derivata dai pannelli fotovoltaici, soprattutto a causa delle scarse infrastrutture in questo settore; tuttavia vedremmo ridurre di molto i picchi di consumo energetico, che sono proprio quelli che provocano l’aumento dei costi dell’elettricità (e delle emissioni di CO2).
Siamo quindi di fronte a un primo importante passo verso la casa energeticamente autonoma e rinnovabile. Se la Powerwall diventasse davvero un bene di massa, l’approccio di Tesla potrebbe portare a un nuovo sistema di gestione dell’energia,  che verrebbe stoccata nelle batterie domestiche e industriali di tutto il mondo. Per poi redistribuirla a richiesta senza sprechi e senza emissioni.
Per questo motivo Tesla Energy ha anche presentato accumulatori più capienti, i Powerpack da 100kWh per aziende e condomini, che si possono collegare all’infinito. Musk ha anche calcolato che con 160 milioni di Powerpack installati, gli Stati Uniti potrebbero fare a meno delle fonti fossili per produrre energia elettrica, mentre con 900 milioni di questi accumulatori si convertirebbe tutto il pianeta all’energia solare. Con 2 miliardi anche riscaldamento e trasporti si svincolerebbero da carbone e petrolio.
Utopia? “No”, risponde Musk, “è una cosa che sta nelle nostre possibilità, abbiamo già portato a termine imprese del genere”. E non scherza, dato che la piattaforma è open source, per invitare altre aziende a portare avanti il progetto.
Tesla, alla fine, non è che un piccolo pezzo del disegno molto più ampio di Musk (che comprende anche Solar City e Hyperloop), il cui scopo è cambiare il modo in cui otterremo e consumeremo l’energia.




Articolo de wired.it

martedì 5 maggio 2015

Olio di palma

La produzione di olio di palma distrugge le foreste e gli habitat degli oranghi e di altri animali in Indonesia e Malesia. Sono i consumatori che con le loro scelte di acquisto determinano il successo o l'insuccesso di un prodotto. Ecco perché fino allo scorso dicembre le aziende ci hanno lasciato all'oscuro sulla presenza di olio di palma nei prodotti alimentari. Questi gli argomenti centrali della puntata di Report di domenica 3 maggio 2015.



Non tutti prima dell'entrata in vigore della nuova normativa europea sapevano che dietro la dicitura "oli vegetali" in etichetta potesse nascondersi l'olio di palma. Ora ne abbiamo la certezza, dato che le aziende sono obbligate ad indicare gli oli utilizzati per la realizzazione dei prodotti.
Come consumatori possiamo decidere di sfruttare il nostro potere d'acquisto (o meglio, di "non acquisto") e di decidere di non comprare prodotti che contengano olio di palma. L'olio di palma è però presente in numerosi prodotti alimentari lavorati e trasformati, a partire da biscotti e merendine.
Ecco allora che rinunciare all'olio di palma nella propria alimentazione evitando l'acquisto di vari prodotti porta a ripensare alla propria alimentazione in chiave più sostenibile e salutare. Il cibo "vivo e integro" su cui dovrebbe basarsi la nostra dieta non contiene olio di palma. Cereali, legumi, frutta e verdura: ecco quali dovrebbero essere le basi di un'alimentazione rispettosa della salute e dell'ambiente.
Come verificare la sostenibilità delle aziende? Possiamo fidarsi delle certificazioni di sostenibilità per l'olio di palma? Dal servizio di Report emerge che le aziende controllate pagano i loro controllori, i loro certificatori. Questo è il limite di molte certificazioni. Non possiamo dunque avere la certezza che l'olio di palma presente nei prodotti da supermercato, e talvolta anche nei prodotti bio, sia davvero sostenibile.
Purtroppo la deforestazione per la coltivazione di olio di palma avviene senza regole, anche da parte delle aziende che fanno parte di RSPO, la Tavola rotonda per la certificazione dell'olio di palma sostenibile. Se la coltivazione delle palme da olio ha inizio con la deforestazione, non possiamo proprio parlare di olio di palma sostenibile. Ecco una nuova conferma del valore praticamente nullo della certificazione RSPO.
La coltivazione di palme da olio è ben poco sostenibile anche a causa dell'impiego di diserbanti nocivi vietati in Europa, prodotti che fanno capo alla società Syngenta, anch'essa membro della tavola rotonda RSPO. Senza dimenticare la bomba ecologica dovuta alle emissioni di carbonio legato proprio alla deforestazione e alla distruzione delle foreste. Ricordiamo, infine, che l'olio di palma non viene utilizzato soltanto dall'industria alimentare ma anche per la produzione di saponi, cosmetici e detersivi.
 
 Nutrire il Pianeta... con l'olio di palma delle multinazionali? Ecco il paradosso che Report ha portato alla luce in questa puntata. Riflettiamo meglio sulle nostre scelte alimentari e di acquisto.









Articolo de            greenme.it
greenpeace.org