lunedì 11 novembre 2013

GreenFreeze


Frigoriferi, condizionatori, sistemi di refrigerazione a impatto climatico zero. Per scongiurare un brusco innalzamento delle emissioni di gas effetto serra provenienti dal comparto della refrigerazione, rilanciamo la tecnologia Greenfreeze: un sistema di refrigerazione che, al posto dei più impattanti gas refrigeranti HCFC e HFC, utilizza refrigeranti naturali a bassissimo impatto ambientale.Tra i più potenti gas effetto serra, gli HCFC e HFC (idrofluorocarburi) sono stati introdotti dall'industria della refrigerazione dopo che, nel 1987, il Protocollo di Montreal stabilì il divieto d'utilizzo dei CFC (clorofluorocarburi), responsabili dell'assottigliamento della fascia d'ozono in atmosfera. Per risolvere il problema del buco dell'ozono, il comparto del freddo ha aggravato quello del riscaldamento globale. Con conseguenze allarmanti.  Si stima che se l'industria dei condizionatori continuerà a usare solo HFC, questi gas peseranno per il 27 per cento sul riscaldamento globale al 2050.

All’inizio degli anni novanta gli ambientalisti di tutto il mondo erano preoccupati dalla dispersione di calore dovuta al gigantesco buco nell’ozono. Gli scienziati avevano scoperto che alcuni gas utilizzati per i sistemi di raffreddamento dei normali frigoriferi ne erano la causa principale e avevano invitato i governi a prendere provvedimenti. Con la firma sul Protocollo di Montreal, gli stati più industrializzati si impegnarono a limitare l’impiego di gas come i clorofluorocarburi. Purtroppo però lasciarono la libertà ai produttori di scegliere la tecnologia alternativa più adatta. Il risultato fu che i gas che distruggevano l’ozono furono sostituiti con i gas serra: proprio gli stessi che, insieme alla CO2, stanno surriscaldando il pianeta. Con un balzo d’ingegno straordinario, la sezione tedesca di Greenpeace realizzò nel 1993, cioè ben prima che la teoria dell’effetto serra fosse anche solo accennata, un progetto di un frigorifero completamente innocuo dal punto di vista ambientale, che combinava solo CO2, idrocarburi e ammoniaca. Non solo: per convincere le multinazionali a investire su questa tecnologia, denominata “Greenfreeze”, Greenpeace raccolse oltre 70.000 firme di consumatori che si dichiararono pronti a sostituire il loro frigorifero con uno eco-compatibile. Da allora, tutti i più grandi produttori di apparecchi di refrigeramento convertirono una parte sempre maggiore della loro produzione, un po’ ovunque nel mondo: dalla Germania a tutta l’Europa occidentale, per arrivare alla Cina, al Sudamerica e al Giappone. In soli dieci anni, più di cento milioni di Greenfreeze furono sostituiti ai vecchi modelli in tutto il mondo. Tranne che negli Stati UnitiI produttori americani hanno fatto per anni fronte comune per impedire la diffusione della tecnologia negli States. Ma il vento sembra finalmente essere cambiato. Le prime crepe nel muro si sono viste quando multinazionali americane del calibro di Ben & Jerry’s (produttori di gelati) e Mc Donald’s hanno sostituito i refrigeratori della loro catena con quelli di nuova generazione. È di queste ultime settimane, inoltre, la stoccata che potrebbe risultare definitiva: Bosch, super-multinazionale dell’elettronica, ha infatti stipulato un patto con GreenPeace Messico e ha già messo in commercio i primi modelli di Greenfreeze del Nord America. Senza dubbio, le altre multinazionali dovranno accodarsi. Due osservazioni: la prima è che il Paese più ricco del mondo, dopo anni in cui ha percorso una strada tutta sua, dà segnali di ravvedimento. La seconda: Greenpeace, come molte altre associazioni ambientaliste, lavora per risolvere problemi che riguardano tutti noi, e con un po’ di fortuna e tanta perseveranza può persino vincere qualche battaglia prestigiosa.






Articolo de pianeta.it e greenpeace.org