Il bike sharing è un vero toccasana per l'ambiente e la mobilità cittadina, ma è davvero sicuro per chi lo sfrutta? L'argomento è, negli USA, di scottante attualità: tre settimane fa è stato infatti inaugurato a New York, un imponente servizio di city bike, con 6 mila bici e 330 stazioni a disposizione tra Manhattan e Brooklyn.
Più tutele, ma non basta
«Molti studi dimostrano che maggiore è il numero di ciclisti in una comunità, minore sarò il rischio, per loro, di fare incidenti con gli automobilisti» ha spiegato al Time David Vlahov dell'Università della California (San Francisco) «probabilmente perché questi ultimi imparano ad aspettarsi la presenza di più persone che vanno in bici».
Purtroppo, ancora oggi gli incidenti in bici sono responsabili, nella sola città di New York, di 800 morti e 500 mila visite al pronto soccorso ogni anno. In Italia, nel 2011 sono stati 16.171 i morti e feriti per incidenti in bici. Tra le principali cause di sinistro ci sono le sportellate degli automobilisti che aprono la portiera senza prima controllare l'eventuale presenza di un biker in arrivo. Un'abitudine che in Olanda si previene alla scuola guida: agli automobilisti viene insegnato ad aprire la portiera con la mano destra, in modo che siano obbligati a girarsi su se stessi e controllare la strada prima di scendere.
Altre attenzioni salvacicilisti sono la creazione di infrastrutture ad hoc - come piste ciclabili protette e colorate a bordo strada, o una segnaletica stradale dedicata - e naturalmente l'attenzione degli stessi biker metropolitani: i ciclisti che mentre pedalano mandano sms, parlano al telefono o con un altro ciclista hanno il doppio di probabilità di incorrere in un incidente.
Articolo de focus.it